Ci sono due categorie principali di attività sui siti archeologici: invasive e non invasive. La prima contiene attività che includono il lavoro di terra (per esempio lo scavo), la seconda contiene campi in continuo sviluppo chiamati diagnostica del sito. Quest’ultima categoria utilizza principalmente metodi geofisici e analizza i siti archeologici in modo non invasivo. Con questo metodo possiamo ottenere informazioni sulle caratteristiche del sottosuolo in modo relativamente rapido senza scavo. Queste informazioni spesso aumentano l’efficienza dello scavo da effettuare.

Problemi archeologici
associati all’investimento

Per quanto riguarda gli scavi di salvataggio o preventivi, gli investitori (statali o privati) sono responsabili delle spese, noto come il principio “chi inquina paga”. Tuttavia, la quantità di tempo e di costi necessari sono difficili da calcolare senza una conoscenza preliminare del sito, quindi questa situazione pone un rischio considerevole per uno sviluppo da realizzare. In alcuni casi, prima dell’acquisto o dell’esproprio di una proprietà, ci sono informazioni archeologiche disponibili sull’area che deve essere scavata. Tuttavia, l’indagine topografica archeologica in Ungheria copre solo un’area limitata.

Pertanto, dal punto di vista dello sviluppo, ricevere informazioni sulla copertura archeologica di un’area può essere troppo tardi, poiché lo sviluppo è già in fase di autorizzazione. In questi casi, la mancanza di informazioni aumenta il tempo necessario per lo scavo e anche i costi dello sviluppo. Il risultato è che il business plan degli investimenti privati può crollare, ma anche gli sviluppi statali sono messi in pericolo perché gli sviluppi finanziati dall’UE hanno obblighi di compensazione rigorosi.

Come diminuire questi rischi?

Tuttavia, l’impatto archeologico può essere rilevato da speciali misurazioni geofisiche mirate ai siti ed il costo di questa indagine è notevolmente inferiore a quello dello scavo. I risultati saranno messi a disposizione dei clienti sotto forma di una valutazione d’impatto. I risultati possono poi essere utilizzati per calcolare il costo e il tempo di uno scavo archeologico o, se possibile, per evitare il sito archeologico durante il progetto.

Indagine geofisica archeologica

Tra i molti metodi di ricerca geofisica archeologica (o vicino alla superficie), possiamo utilizzare tutti e tre i metodi più comuni e affidabili ai fini delle nostre indagini. Per ognuno di questi metodi, dettagliati di seguito, possiamo effettuare le misurazioni utilizzando strumenti ad alta capacità, alimentati meccanicamente con collegamenti RTK-DGPS, sulla base dei molti anni di esperienza dei nostri colleghi. Una differenza importante è che, a differenza di altre aziende geofisiche, che sono principalmente geofisiche ingegneristiche, questo ramo della nostra attività è specializzato nell’identificazione di fenomeni archeologici. La differenza sta nell’attrezzatura dedicata alle applicazioni archeologiche e nel know-how specializzato che è la base per un’indagine adeguata.

Indagine magnetometrica

L’indagine magnetometrica è il modo migliore per la diagnostica strumentale di fenomeni archeologici in lotti non edificati all’interno dei cosiddetti “greenfield pojects”. Lo strumento rileva le micro variazioni del campo magnetico terrestre e del suo gradiente, la maggior parte dei fenomeni del sottosuolo ha delle caratteristiche magnetiche diverse dal proprio ambiente. Il suo vantaggio è che consente di indagare, a basso costo, territori relativamente estesi (anche “20 ettari” al giorno), con il magnetometro installato su un’autovettura. Usiamo per lo più i gradiometri tedeschi SENSYS.

Indagine con georadar

Il rilevamento con georadar è un metodo basato sulla diffusione, la rifrazione e la riflessione delle onde elettromagnetiche ad alta frequenza, fondato sulle caratteristiche elettriche dei materiali esaminati, in particolar modo sulle loro differenti costanti elettriche e la loro conducibilità elettrica. Il grande vantaggio del metodo di misurazione con georadar rispetto al sistema geomagnetico è che rende possibile il rilevamento tridimensionale. Mentre nel primo caso ci troviamo di fronte ad una mappa di anomalie, i risultati del georadar sul territorio esaminato possono essere valutati a sezioni, a secondo della profondità. Di conseguenza, questo metodo di solito richiede più tempo e denaro. La misurazione con georadar è una cosiddetta misurazione attiva, cioè esamina la riflessione dei segnali generati artificialmente. Ne consegue che l’antenna emittente dei segnali influisce fortemente sui nostri risultati. Con la scelta del radar più adeguato si stabiliscono due fattori importanti: la profondità di penetrazione e la risoluzione. Nelle applicazioni archeologiche la banda di frequenza delle antenne varia da 50 MHz a 800 MHz circa.

La misurazione viene effettuata con strumenti svedesi ImpulseRadar (CO4080 e RAPTOR). Il vantaggio di questo metodo è la sua affidabilità e velocità (anche se più lento della misura magnetometrica).I risultati ottenuti con il georadar sono fortemente influenzati dalla saturazione idrica del suolo, dalla sua consistenza, dalla qualità di collegamento fra le antenne ed il suolo, e dalle eventuali disomogeneità metalliche in prossimità della superficie.Il suo utilizzo in campo archeologico risulta consolidato da decenni; è perfettamente adatto alla rilevazione di resti di edifici, mura, strade, ed è ben utilizzabile anche per identificare oggetti pieni d’aria (es. grotte, caverne, ipogei, ville ed edifici di varie epoche). In condizioni adeguate si possono rilevare anche fossati, buche, pozzi o tombe di età archeologica.

Indagine geoelettriche

Questo è il metodo più attivo e anche il più lento, ha numerose possibili applicazioni. La misurazione viene effettuata con strumenti svedesi ImpulseRadar (CO4080 e RAPTOR). Il vantaggio di questo metodo è la sua affidabilità e velocità (anche se più lento della misura magnetometrica).La misurazione avviene con quattro elettrodi inseriti nel suolo. Due sono elettrodi conduttori di corrente attraverso i quali si conduce corrente continua nel terreno. Gli altri due sono elettrodi di misurazione o di riferimento che misurano il campo di tensione caratteristico del suolo. Nel conteggio del valore della resistenza si deve tenere in considerazione la posizione degli elettrodi, l’uno rispetto all’altro, cioè la cosiddetta configurazione degli elettrodi.È importante sottolineare che, diversamente dalla tomografia di resistività elettrica basata sull’utilizzo di corrente continua, metodo diffuso in archeologia, non si ottengono valori di resistività elettrica specifica (resistivity, [Ohm]), bensì valori di resistenza (resistance, [Ohm]). 

In indagine archeologica è molto utile, in quanto identifica muri e pavimenti in pietra sotterranei, poiché questi hanno una resistività superficiale diversa. Il suo vantaggio è che può essere utilizzato molto bene in aree boschive o su superfici disturbate per identificare muri o buche nel terreno. È anche possibile misurare la profondità delle caratteristiche e fornisce dati adeguati anche per una profondità di 10 metri. Per questa indagine utilizziamo il GeoScan Inglese “ceco ARES”.

L’uso di metodi geofisici archeologici può essere di grande aiuto per un intervento archeologico mirato ed efficace e per la pianificazione dei costi, ed è quindi raccomandato in tutti i casi in cui sono necessarie informazioni sui fenomeni del sottosuolo prima dell’intervento.

Studio d’impatto e Documentazione Archeologica Preliminare (PAD) basata sulla passeggiata sul campo

Per la preparazione degli sviluppi e dei piani d’azione consigliamo la preparazione di uno studio d’impatto e di un PAD insieme alla diagnostica del sito. Lo studio d’impatto e il PAD includono i risultati delle passeggiate sul campo, gli archivi di dati e il registro ufficiale del sito. Durante la preparazione di queste documentazioni gli archeologi rilevano l’area con il GPS e i dati raccolti vengono mappati. Interroghiamo i dati del sito dal registro ufficiale dei siti, ma oltre a includere questi dati su una mappa, è necessario considerare anche gli archivi dei musei locali per fornire la distribuzione spaziale più accurata di un sito. Questi dati costituiscono la base per calcolare il tempo e i costi necessari per lo scavo.

Ricognizione aerea

Abbiamo una lunga storia di ricognizione aerea per la ricerca di siti archeologici. La fotografia aerea può essere utilizzata per mappare i sentieri e identificare alcune caratteristiche archeologiche come trincee, fossati, strutture in muratura e talvolta tombe. Oltre alla ricognizione, si fornisce una fotografia del sito archeologico, e una rappresentazione visiva del contesto delle caratteristiche archeologiche.

Ulteriori
aree di competenza